Da nicchia di mercato a nuovo standard: il circolante è sempre più automatico, ecco perché non si può più ignorarne la manutenzione.
Ci fu un tempo in cui in Italia parlare di cambio automatico era quasi blasfemo: il piacere di guida, si diceva, in un paese con una grande tradizione automobilistica come l’Italia, non può essere barattato con la comodità. Sono diversi i fattori che hanno invece portato la nostra nazione a diventare amante del cambio automatico, sfatando questo detto e facendo sì che oggi questo tipo di trasmissione sia tra le preferite dagli italiani.
In primo luogo si è scoperto infatti che “il piacere di guida” non viene poi così tanto stravolto dalla trasmissione automatica, specialmente quando anche le supercar hanno ormai cambi robotizzati comandate dalle famose “palette” al lato del volante.
Sicuramente la comodità del tutto era stata ampiamente sottovalutata: con un traffico sempre più congestionato, avere un pedale in meno facilita senza dubbio la guida nei continui stop and go cittadini.
Infine l’aspetto ecologico: mediamente con il cambio automatico si consuma meno, tema sempre più importante agli occhi dei consumatori. Se poi si aggiunge che la “passione” per l’auto è largamente ignorata dalla maggior parte delle nuove generazioni, ecco spiegato perché ad oggi oltre il 40% delle nuove auto è dotata di una trasmissione automatica.
Il nodo della manutenzione
Nonostante quindi il circolante Italiano sia sempre più dotato di questo componente, la sua manutenzione è stata largamente sottovalutata negli anni scorsi. Sebbene infatti i produttori di primo equipaggiamento segnalassero tempi e modalità per la manutenzione del cambio automatico, per molto tempo le stesse case auto hanno avuto le idee confuse su cosa e come comunicare le operazioni necessarie a mantenere il cambio automatico in perfetta efficienza.
Il problema sostanziale era proprio la carenza di attrezzature e procedure della rete ufficiale. Per fortuna il mondo aftermarket ha iniziato, per una volta, a muoversi in anticipo, e formare nuove figure professionali destinate a questo componente.
A partire dai produttori di lubrificanti, i primi a essere chiamati in causa (e a vedere il potenziale business) fino ai produttori di attrezzature e dei componenti stessi.
Molti produttori di auto e di cambi automatici si sono quindi adattati e sono giunti a fornire delle indicazioni chilometriche per la necessità di manutenzione. Come per l’olio motore, ogni cambio è differente ed è bene quindi consultare le indicazioni ufficiali, ma in linea di massima si può dire che per un cambio robotizzato il cambio dell’olio deve essere effettuato tra i 60.000 e gli 80.000 km, mentre per i cambi CVT, cioè a variazione continua, sempre più diffusi specialmente sulle vetture ibride, tale intervallo si riduce notevolmente e difficilmente si superano proprio 60.000km
Oggi parlare di manutenzione ordinaria del cambio automatico, che poi significa sostituzione del lubrificante e lavaggio del cambio, è diventato piuttosto comune, ma non vanno sottovalutate le problematiche e le attenzioni da porre in questa attività.
Attrezzature e lubrificanti
In primo luogo è bene sapere che per effettuare una buona manutenzione del cambio automatico è necessario disporre delle attrezzature adeguate. Normalmente queste attrezzature permettono di effettuare tutte le operazioni necessarie: sostituzione del lubrificante esausto, lavaggio e carico del nuovo olio per cambi automatici.
Molto spesso poi, alcuni produttori di lubrificanti suggeriscono l’utilizzo di additivi durante la fase di lavaggio del cambio. Questo perché durante il funzionamento del cambio automatico, l’olio tende a ossidarsi con il passare del tempo, creando una serie di impurità che rimangono all’interno del componente e possono andare a incrostare alcuni punti (il punto più delicato, a parere degli esperti, sono le elettrovalvole) che vanno quindi puliti con appositi prodotti chimici.
Il lubrificante è, d’altronde, l’altro fattore su cui porre la massima attenzione: per quantità e specifiche è obbligatorio rifarsi ai dati ufficiali, perché le conseguenze potrebbero essere disastrose.
I rischi di una mancata manutenzione
Sebbene non sia semplice comunicare ai propri clienti che è necessario investire qualche centinaio di euro per la manutenzione del cambio automatico, è senza dubbio importante dedicare del tempo per farlo.
I rischi cui vanno incontro gli automobilisti è quello di danneggiare tutto il complesso sistema di trasmissione.
Le conseguenze più lievi della mancata manutenzione vanno dalla lentezza nel cambio di marcia ai maggiori consumi fino, nei casi più gravi, al blocco del cambio in un rapporto o alla rottura totale del cambio.
È inoltre bene sapere che, per quanto la manutenzione sia tutto sommato un’operazione piuttosto semplice, che ogni officina può svolgere con le attrezzature adeguate, la stessa regola non vale in caso sia necessaria una riparazione.
Tecnicamente quasi ogni professionista potrebbe riparare un cambio automatico, tuttavia, per poter intervenire è fondamentale dotarsi sia dei manuali contenenti le procedure ufficiali (di casa auto o del produttore) e di tutti gli attrezzi (che spesso sono specifici) necessari all’intervento.
È bene dunque avere le idee molto chiare quando si approccia lo smontaggio di un cambio automatico, perché è un tipo di riparazione che non permette errori.
Non è un caso se molte aziende hanno iniziato a specializzarsi esclusivamente nella riparazione di questi componenti, creando dei processi semi industriali che permettono di avere cambi di rotazione a un prezzo competitivo e senza troppi rischi per l’autoriparatore.
Il futuro è automatico
Nonostante ancora oggi molte vetture adottino il cambio manuale, è solo una questione di tempo prima che il cambio automatico raggiunga la totalità della auto nuove vendute. Come detto i vantaggi sono notevoli per l’ambiente e i consumi, ma soprattutto le case auto devono sottostare a limiti di emissioni sempre più stringenti, ragion per cui il cambio automatico rappresenta un’ottima opportunità.
Non solo. Anche gli sviluppi in direzione della guida autonoma o comunque assistita presuppongono un cambio gestito dall’elettronica: non avrebbe senso lasciare volante e freno alla gestione del veicolo e dover poi cambiare marcia per fare un sorpasso o anche solo ripartire a un semaforo.
Se ad oggi il cambio automatico non è ancora uno standard per le utilitarie è solo perché il costo di un cambio automatico è ancora troppo alto per essere assorbito nella produzione di massa e garantire al contempo un prezzo accessibile alle vetture economiche.
I grandi produttori di auto di lusso, invece, lo hanno adottato come standard, al punto che case automobilistiche come Mercedes non proporranno più auto con cambio manuale a partire dal 2023 (quando sarà fermata la produzione di auto con cambio manuale), mentre un produttore più “popolare” come VolksWagen, che già propone alcuni modelli esclusivamente con cambio automatico, ha annunciato (anche senza fornire un orizzonte temporale) un futuro abbandono delle trasmissioni manuali.